
La parte più potente del nostro cervello
La parte più potente del nostro cervello Perchè non la stiamo usando e perché dovremmo. Tempo fa ho letto un tweet di Richard D. Bartlett
Se c’era qualcuno sul pianeta Terra che pensava di star vivendo la propria vita senza doversi preoccupare dei cambiamenti che avvenivano intorno, sono certo che il 2020 ha portato almeno una ragione valida per accettare che il cambiamento è ormai un tema inevitabile.
C’è chi lo vive come un’opportunità, chi come un fardello. Ma al di là di quale sia la posizione migliore, tutti dobbiamo passarci attraverso. E nel farlo, abbiamo bisogno di dare un senso a ciò che accade intorno e dentro di noi.
In questo articolo vediamo come ognuno di noi può rispondere ai cambiamenti con maggiore consapevolezza.
Dalla psicologia all’innovazione tecnologica
Partiamo da queste due curve, che vengono da due mondi molto diversi, eppure anche ad uno sguardo superficiale è evidente che abbiano qualcosa in comune.
La prima è la curva di Kübler Ross, che descrive le fasi di elaborazione del lutto, poi estesa anche alla perdita in senso psicologico e simbolico. In particolare, mette in luce cinque fasi, caratterizzate ognuna da un atteggiamento diverso.
Senza perderci in dettagli, le cinque fasi sono:
– Rifiuto. La persona rifiuta di credere a ciò che sta succedendo.
– Rabbia. Si riconosce ciò che è accaduto ma si continua a non accettarlo.
– Negoziazione. Ci si affida a false speranze e fantasie nella ricerca di soluzioni.
– Depressione. Si da spazio al vuoto di quanto successo, con un senso di impotenza.
– Accettazione. È la fase in cui ci si confronta con la realtà in modo più equilibrato, dando senso a ciò che è accaduto.
È importante dire che questi momenti non sono lineari, e ognuna delle cinque fasi può ripresentarsi e persino coesistere con un’altra.
L’altra curva è la cosiddetta Hype Cycle di Gartner, che descrive l’andamento delle nuove tecnologie in base alla loro maturità e permette di avere un’idea sulla velocità di penetrazione nel mercato e nelle abitudini delle persone.
Come puoi vedere c’è una prima fase in cui l’innovazione viene attivata, un picco di aspettative irrealistiche, poi la cosiddetta gola della disillusione che corrisponde alla caduta delle aspettative precedenti, seguita dal plateau della produttività in cui la tecnologia acquisisce maturità e torna a crescere in modo più equilibrato.
Ci sarebbero molte storie da raccontare su come i clienti con cui ho lavorato hanno rinominato la gola della disillusione. Gola della morte è sicuramente quella più frequente, ma meritano una menzione speciale anche “gola profonda” e “la morte nera“, entrambe dotte citazioni cinematografiche.
Sia chiaro, per ognuna di queste due curve si potrebbe scrivere un libro e sono consapevole di averle banalizzate. Questo lo dico sia per tutti quei pedanti esperti che sono già pronti a giudicare questo articolo, sia perché sono curioso di sapere se qualcuno ha interesse ad un approfondimento su una delle due curve, o entrambe. Semmai fosse così, lasciami un commento e mi metto all’opera!
Ma andiamo avanti.
Queste due curve esprimono, in maniera e in contesti molto diversi, il viaggio sulle montagne russe che parte nel momento in cui un cambiamento significativo avviene nel contesto di riferimento. In un caso la perdita fisica, psicologica o simbolica di una persona. Nell’altro l’introduzione di una tecnologia particolarmente rilevante.
Sembra quindi ci sia un pattern nel modo in cui reagiamo ai cambiamenti significativi, che si manifesta sia a livello individuale che a livello collettivo.
Proviamo a farne una sintesi e a capire come questo può aiutarci, in pratica.
La Arousal Curve
Se all’andamento delle due curve aggiungiamo il concetto di arousal, il quadro diventa particolarmente interessante.
Ma, prima di tutto, cos’è l’arousal?
Si tratta di un termine usato in psicologia per descrivere quegli stati di attivazione di fronte a stimoli che richiedono una risposta ad elevate prestazioni. Possono essere situazioni di pericolo, gare sportive, esami, e persino il sesso. Lo so, avrei dovuto dirlo prima per attirare maggiormente l’attenzione, ma siamo professionisti qui, giusto? Bene!
Questa attivazione coinvolge diversi sistemi, come quello nervoso (sia centrale che periferico e vegetativo), cardio vascolare, endocrino, ecc…
Insomma, un risveglio completo che prepara all’azione.
Ora, la cosa interessante è che questa attivazione è di per sé neutra e viene completata dall’attribuzione di senso che gli diamo. Ecco che quindi una persona può interpretare questa attivazione come ansia, mentre un’altra può interpretare gli stessi segnali come eccitazione.
Anche in questo caso, se ti interessa approfondire questo concetto, lasciami un commento e vedrò di inoltrarmi nelle pieghe di questo affascinante mondo. A tutti gli psicologi e medici pronti a commentare, invece, rinnovo la cautela di cui sopra.
Dove ci porta tutto questo?
Alla Curva di Arousal, o Arousal Curve!
Sì. Il nome l’ho appena inventato.
Quanto segue, invece, non è altro che una sintesi di quanto abbiamo visto finora, fornita in una visione unica e coerente.
Come si legge questa Curva di Arousal?
Sull’asse orizzontale abbiamo il tempo. Su quella verticale abbiamo lo stato di arousal.
Normalmente lo stato di arousal si mantiene attorno ad un livello medio, che consente essenzialmente di svolgere i nostri compiti quotidiani senza sforzi eccessivi. È come un rumore bianco continuo. Esiste, ma non lo percepiamo.
Il momento T1 rappresenta lo scatenarsi di un evento significativo. Può trattarsi di un evento ad impatto positivo, come la nascita di un figlio o una promozione a lavoro, o ad impatto negativo, come la perdita di una persona cara o un furto subito.
Questo evento genera quindi un’attivazione (T2). In questo grafico, come potrai notare, non è indicato il tipo di attivazione. Si tratta infatti di un’innalzamento generico dello stato arousal, a cui occorre dar senso. Questo è molto importante, e ci permette di utilizzare questa curva come un modello di sense-making, non di categorizzazione o previsione. Ogni persona di fronte ad un evento significativo risponde in maniera diversa. Rabbia, sorpresa, paura, gioia, rifiuto o incredulità, eccitazione, ansia. L’attribuzione di senso deve avvenire in modo contestuale, e non può essere descritta in modo standardizzato. Questa, tra l’altro, è una delle differenze sostanziali (oltre l’uso del concetto stesso di arousal) tra questa e le centinaia di curve simili che puoi trovare online cercando “change curve“. Quello che troverai sono tutti modelli in cui è dato a priori il tipo di risposta che ci si aspetta in ognuna delle fasi. Ma su questo ci torniamo tra due paragrafi.
Al momento T2 segue quindi uno stato di abbassamento dei livelli di attivazione. Tipicamente si verifica uno stato di ipo-arousal, cioè di rallentamento di tutte quelle funzioni psicofisiche che prime erano state sollecitate. Anche in questo caso, ognuno da senso a questo abbassamento in modo diverso. Depressione, rilassamento, noia, apatia, calma, riflessione, burnout. Possono essere molte le forme di questo momento T3, e occorre rispettare e accogliere le diverse manifestazioni possibili.
Si arriva quindi ad un momento in cui lo stato psico-fisiologico torna a livelli normali (T4). Qui, infine, può accadere qualcosa di interessante, e cioè la possibilità che la precedente eccitazione e il conseguente rallentamento portino ad una consapevolezza nuova che consente di aumentare lo stato basale di arousal o la soglia richiesta affinché si abbia una successiva attivazione di fronte a nuovi stimoli (T5). Che significa? Significa portare le funzioni cognitive e fisiche a un livello più elevato o sviluppare una sorta di assuefazione e abitudine a confrontarsi con determinati stimoli. Ciò che prima ci avrebbe attivato, ora non ci attiva più poiché abbiamo alzato la soglia minima richiesta.
Alcuni principi su come usare la Curva di Arousal
Quella che abbiamo visto fin qui è una rappresentazione più o meno arbitraria delle dimensioni di questa curva, ma sia in orizzontale che in verticale la curva può essere più stretta o più ampia, in base alla relazione tra il soggetto e l’evento scatenante. Non voglio qui dilungarmi molto, ma è fondamentale precisare come questa curva può variare anche molto per ognuno di noi in situazioni diverse.
Per questo, nell’usarla, dovresti tenere sempre a mente questi 3 princìpi.
1. Dai senso, non fare previsioni
La prima cosa a cui stare attenti è non cadere nella tentazione di voler prevedere come una persona reagirà ad uno stimolo basandoci su questa curva. Non sono ammesse cose del tipo “ah, vedi, ora sei eccitato ma occhio che stai per entrare in una fase di depressione!“. D’altra parte, come abbiamo detto sopra, l’attribuzione di senso è puramente soggettiva. Come puoi mai sperare di prevederla?
Piuttosto, usa questa curva per chiederti come stai interpretando i diversi stati di arousal e quindi per dar senso alla situazione in cui ti trovi nei confronti dello stimolo che l’ha causata. Anche perché nella complessità di prevedibile c’è poco, come ci suggerisce il prossimo punto.
2. Preparati a uno shacker tra le fasi
Ognuno degli stati di attivazione può tornare in qualunque momento e quindi, ad esempio, puoi avere un nuovo picco di arousal dopo lo stato di down. In questi casi puoi chiederti come mai sta succedendo questo. Forse l’arousal corrisponde ad una diversa sensazione? Magari il primo picco era di rabbia mentre il secondo è di eccitazione? Sì, insomma, ancora una volta puoi usare la curva per dar senso, e non come modello previsionale per giudicare se quanto sta accadendo è in linea o meno con ciò che credevi dovesse accadere.
3. Guarda al singolo e al sistema
Seppure in questo articolo mi sono focalizzato sulla singola persona, questa curva può aiutare a dar senso anche al comportamento e agli atteggiamenti di un sistema di persone. Un team, un’organizzazione o un’intera nazione. Di fronte ad eventi che colpiscono non un individuo ma un gruppo, lo stato di arousal diventa un concetto sistemico. Pensa ad esempio al Covid e a come le diverse nazioni hanno dato senso ai propri stati di arousal. Tutti hanno avuto un picco d’attivazione, ma il modo in cui questo picco è stato interpretato ha portato ad azioni e misure molto diverse, che hanno trovato consensi e dissensi anche a causa della coerenza o incoerenza tra la curva individuale e quella del sistema.
Perché tutto questo è importante adesso?
In momenti di crisi e di incertezza ognuno di noi da senso ai propri stati cognitivi ed emotivi in modo diverso. Avere qualcosa che ci aiuti ad essere il più possibile aperti e accoglienti è fondamentale. Puntare il dito l’uno contro l’altro non aiuterà nessuno. Tendere una mano sì. Criticare le azioni degli altri non aiuterà nessuno. Riflettere insieme sì.
Questa curva ti può quindi aiutare a dar senso a ciò che tu provi, ma anche a renderti conto che altre persone possono vivere lo stesso stimolo con arousal diversi a cui danno attribuzioni diverse.
Chi ha paura del Covid, chi lo vede come un’opportunità, chi ne è stato sorpreso, chi è arrabbiato. Sono tutte manifestazioni diverse di uno stato di attivazione che stiamo vivendo.
Qualcuno di noi passerà più o meno velocemente ad un momento di maturità in cui trovare un nuovo equilibrio. Altri rimarranno per molto tempo nella gola di ipo-arousal, con sensi di disorientamento, depressione, bassa energia.
Giudicarci a vicenda servirà a poco. Aiutarci a vicenda a dar senso potrebbe fare la differenza. E può essere un ottimo modo per usare questo tempo di transizione per evolvere la nostra capacità di relazione, ascolto, sense-making.
Sento che ne avremo sempre più bisogno.
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